La crisi migratoria tra la Polonia e la Bielorussia

L’emergenza umanitaria

Ai confini fra la Bielorussia e la Polonia stiamo assistendo ad un’emergenza umanitaria che desta “una profonda preoccupazione” nelle istituzioni europee e sconcerto nell’opinione pubblica. Attualmente sono dodici le persone morte nei campi profughi improvvisati - tra cui un bambino di un anno – e le gelide temperature non consentono il miglioramento delle condizioni di vita delle duemila persone che sono ammassate alla frontiera.  

La commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha affermato che la situazione umanitaria e del rispetto dei diritti umani lungo il confine tra Polonia e Bielorussia è allarmante: occorre agire con urgenza per proteggere la vita delle persone bloccate in questa zona.
Vi è un’unanime condanna dei leader europei nei confronti del tentativo del presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, di destabilizzare i paesi democratici confinanti per una rivalsa contro le sanzioni europee.

La Lituania e la Polonia hanno, infatti, chiesto finanziamenti all’UE “per la protezione delle frontiere esterne”, richiamandosi ai “doveri non solo dei singoli paesi membri, ma anche alla responsabilità generale dell’Unione Europea” di difendere i confini dello spazio Schengen. Nel frattempo, in Polonia sono arrivati i militari inglesi per rafforzare la barriera al confine dove sono stati dispiegati 12.000 soldati, 4000 guardie di confine, 1500 poliziotti e 250 funzionari dell’antiterrorismo (Fonte: dati del ministero degli interni polacco).

Confine fra Polonia e Bielorussia
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Confine fra Polonia e Bielorussia, da Wikimedia (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Niemir%C3%B3w-Belarus-Poland-border-140501-17.jpg)

L’ipotesi di un “complotto panrusso”

Il primo ministro polacco, Mateusz Morawieck, accusa la Russia e la Bielorussia di voler distruggere la comunità europea e, al contempo, esorta gli Stati baltici ad affrontare questo “male eterno” per difendere congiuntamente la sicurezza dell’intero spazio Euro Atlantico. E così il governo polacco, guidato dal partito conservatore “Diritto e Giustizia” (PiS), che era stato recentemente criticato per le misure contro i diritti LGBT, per le leggi contro il diritto d’aborto e per il disconoscimento del diritto europeo, si trasforma da carnefice a vittima dell’UE. L’idea di un “complotto panrusso”, sostenuta dalla Polonia e la Lituania, ha consentito, quindi, di spostare l’attenzione dall’ipotesi di una Polexit in un momento in cui i rapporti dell’UE con la Polonia hanno raggiunto il livello più alto di crisi. Ma vi sono alcune domande che evidenziano quanto la situazione sia politicamente più complessa e costellata da diversi attori e interessi in gioco.

Se i flussi migratori, organizzati dalla Bielorussia, erano in atto già dallo scorso maggio, perché l’UE non è intervenuta prima? È la domanda che pone il comitato per i confini statali bielorusso, riportate da Ria Novosti: perché i migranti che vanno in Europa attraverso il Mar Mediterraneo sono riconosciuti dagli europei come rifugiati, ma la situazione dei paesi dell’UE confinanti con la Bielorussia è completamente diversa? La sensazione è che la Lettonia, Lituania e Polonia abbiano una sorta di Stato speciale che consente loro di violare leggi europee rispettate dal resto dei paesi dell’UE di fronte una situazione simile.

Questa ipotesi è sostenuta anche dal ministro russo degli affari esteri, Sergej Lavrov, che invita i paesi europei ad evitare doppi standard nella crisi migratoria e chiede di aiutare la Bielorussia nella situazione con i migranti, come fece con la Turchia.

Meeting of Vladimir Putin and Alexander Lukashenko
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Meeting of Vladimir Putin and Alexander Lukashenko, da Wikimedia (https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Meeting_of_Vladimir_Putin_and_Alexander_Lukashenko_08_(29-05-2021).jpg)

La strategia polacca

La politica migratoria costituisce il principale Tallone d’Achille e, quindi, non stupisce la strategia di Lukashenko. È altresì vero che la Polonia ha “europeizzato” la questione in chiave antirussa e bloccato il flusso dei migranti anche verso la Germania, sostenendo, nelle parole del capo del governo, che: “se non siamo in grado di gestire ora migliaia di migranti, presto ne avremo centinaia di migliaia, milioni che arrivano in Europa. Chiudere il nostro confine è nostro interesse nazionale. Ma qui è in gioco la stabilità e la sicurezza di tutta l’Unione”.

E il richiamo polacco alla sicurezza pare sia stata un’argomentazione convincente posto che il vicepresidente della Commissione Europea, Margaritis Schinas, ha spiegato al Parlamento europeo che non è previsto alcun piano per accogliere ed esaminare le richieste di protezione: “I rimpatri sono diventati la nostra principale priorità: questa non è una questione di flussi migratori, ma una grave minaccia alla nostra sicurezza”.

Se confermata, si tratta di una decisione in contrasto con gli articoli 18 e 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE in base ai quali a ogni persona che raggiunge il territorio europeo deve essere garantito il diritto di chiedere protezione, vietando di effettuare "respingimenti collettivi" di persone. Diritti garantiti nel 2015 con il flusso migratorio della “rotta balcanica”. Al di là del complotto panrusso, le contraddizioni e la debolezza politica dell’UE sono sempre più evidenti.

Mara Morini è Docente di Scienza Politica presso il DISPO
Foto di copertina di Kancelaria Premiera - Licenza Creative Commons

Il confine polacco-bielorusso
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La situazione al confine fra Polonia e Bielorussia
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di Mara Morini