Le nanotecnologie applicate al restauro dei beni culturali. Nanocalci e nanosilici per il consolidamento
Le nanotecnologie applicate al restauro dei beni culturali. Nanocalci e nanosilici per il consolidamento
La Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio (fino al 2008 Scuola di specializzazione in Restauro dei Monumenti) è uno dei percorsi di alta formazione del nostro Ateneo rivolto a laureati in architettura, ingegneria edile e conservazione dei beni culturali che vogliano operare nel campo della tutela, gestione, conservazione, restauro e valorizzazione dei beni architettonici e paesaggistici.
Da alcuni anni la Scuola affianca agli insegnamenti previsti nel curriculum degli studi cicli di seminari, affidati a relatori di chiara fama e a operatori di riconosciuta professionalità, che approfondiscono temi specifici con particolare riguardo alla diagnostica e alle tecniche di restauro. In tale contesto si inserisce la conferenza, tenutasi nel mese di maggio, del dott. Leonardo Borgioli, chimico, responsabile dell’Ufficio tecnico scientifico CTS, dedicata alle nanotecnologie applicate al restauro.
Le nanotecnologie applicate in molti campi tecnico-scientifici sono frutto di una ricerca multidisciplinare, sviluppatasi a partire dagli anni Sessanta del Novecento, di interesse per la chimica, la fisica, la biologia molecolare e diversi ambiti dell'ingegneria. Il termine nanotecnologia fu coniato dal professor Norio Tanaguchi nel 1974 per indicare la “separazione [...] e deformazione di materiali atomo per atomo o molecola per molecola”. L’applicazione della ricerca al restauro ha portato, negli ultimi venti anni, alla messa a punto di tecnologie per la produzione di materiali (soprattutto consolidanti e protettivi) nanometrici cioè costituiti da particelle che abbiano almeno una delle tre dimensioni spaziali nell’ordine del Nanometro (nm) = 1 millesimo di micron (μm) = 10-9 m. Tali materiali presentano caratteristiche che li rendono più facilmente disperdibili e veicolabili all’interno dei supporti litici o litoidi da consolidare e/o proteggere e dunque molto più efficaci. Ma alcuni materiali, se composti di particelle inferiori al decimo di micron, mostrano talvolta oltre al miglioramento di alcune proprietà l’acquisizione di nuove ed è in questa direzione che la ricerca scientifica sta lavorando. Inizialmente dunque sono stati sviluppati prodotti costituiti da dispersioni di nanoparticelle come Nanocalci (Ca(OH)2), Nanosilici (SiO2), Nanoparticelle + consolidanti (polimeri o silicato d’etile) da applicare sulle superfici da proteggere o consolidare, ma attualmente si sta sperimentando l’applicazione al restauro di Nanostrati (Silicati lamellari + polimeri), Nanofili e Nanotubi, Nanopori e Nanocontenitori (Microemulsioni).
Nonostante i brevetti di nuovi prodotti, le potenzialità della nanotecnologia è stata solo in minima parte applicata al settore della conservazione dei beni culturali, dunque una nuova frontiera per la chimica potrebbe essere la produzione di materiali nati dall’incontro tra le tradizionali tecniche di realizzazione e restauro e il mondo delle nanotecnologie.