Il Rotary e l'Europa: il sodalizio italiano e il processo d'integrazione continentale
Il Rotary e l'Europa: il sodalizio italiano e il processo d'integrazione continentale
a cura di Guido Levi e Giorgio Grimaldi (ed. Distretto 2030, Rotary international, 2011)
Qual è l'importanza di un volume sul Rotary e l'Europa? Qualcuno di primo acchito potrebbe storcere il naso e guardare al volume con sufficienza, considerandolo celebrativo. Ma così non è. Per rispondere alla domanda, dobbiamo prendere in considerazione la natura complessa e per certi versi anomala del processo d'integrazione europea, che qualcuno ha definito una grande rivoluzione operata non attraverso il ricorso alla guerra bensì con gli strumenti del diritto. L'Unione europea è nata infatti nella classica maniera interstatale, cioè in virtù di una serie di trattati, per lo più di natura economica, tra gli Stati europei. I padri fondatori, tuttavia, non si sono limitati a creare una sterile alleanza o una più o meno duratura associazione, ma hanno posto le basi di una Comunità attraverso la creazione di istituzioni che prefiguravano una statualità europea.
Questa natura complessa, plurima, spiega anche l'approccio storiografico al tema. In un primo tempo la storiografia – ad eccezione di quella europeista militante – si è limitata a studiare l'apporto dei governi, utilizzando il tradizionale metodo della storia delle relazioni internazionali, sulla base di documenti ministeriali e diplomatici. A partire dagli anni Ottanta, l'accento è stato posto anche sul fattore dell'"iniziativa", evidenziando il ruolo rivestito nella vicenda da soggetti non governativi, a partire dai numerosi movimenti per l'unità europea. In quest'ambito va inserito un volume come quello di Levi e Grimaldi, che fa un ulteriore passo in avanti in questa direzione, approfondendo il rapporto con l'Europa in formazione di un'Associazione – la Sezione italiana del Rotary internazionale – che non ha come finalità precipua la lotta per l'integrazione europea, ma che nel tempo è chiamata a confrontarsi con questa realtà nuova.
Emerge come il Rotary, che si caratterizza per l'attenzione alle questioni internazionali e per l'interesse rivolto alle tematiche economiche e finanziarie, abbia svolto negli anni un importante ruolo nel processo e per il processo d'integrazione europea, cooperando efficacemente a creare un'opinione pubblica nazionale e internazionale di élites favorevoli all'unificazione continentale, quasi un sostegno alla formazione della cittadinanza europea.
Levi e Grimaldi lo mettono bene in evidenza, attraverso una serie di esemplificazioni puntuali, che ripercorrono la vicenda a partire dalla fine degli anni Quaranta sino ai giorni nostri. Basti ricordare, a titolo esemplificativo, il XVII Congresso del Rotary italiano, svoltosi a Rapallo nell'autunno 1953, dedicato proprio al tema dell'unità europea, la pubblicazione di un Quaderno specifico della rivista "Realtà Nuova" sul problema istituzionale e sul progetto Spinelli nel 1985 e il conseguimento di una rappresentanza presso il Consiglio d’Europa nel 1995. Se gli ideali rotariani sono vicini all’europeismo, accanto agli slanci e all'impegno di alcuni, gli autori sottolineano però anche la mancanza di continuità di questa azione europeista, tipica peraltro delle Associazioni su basi volontaristiche, caratterizzate da un veloce turn over delle presidenze e dei responsabili sia a livello locale che nazionale. Non resta infine che elogiare il lavoro svolto dagli autori sia dal punto di vista dell'accuratezza dell'analisi sia per lo sforzo interpretativo fatto, in assenza di studi precedenti sul tema e con l'ausilio di fonti difficili da utilizzare quali i giornali e le riviste autoreferenziali, nonché sottolineare come la conoscenza del passato possa essere importante per l'oggi nello spronare alla continuazione del cammino, nella consapevolezza della necessità di formare un'opinione pubblica matura, pronta, anche eticamente, a far propri gli ideali europei trasformandoli in azione.