La panchina rossa
Nasce dalla volontà di lasciare un segno evidente della lotta contro la violenza sulle donne l'idea di dipingere di rosso due panchine, una posizionata davanti all'ingresso e una sul retro della Presidenza della Scuola di scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università di Genova.
Un segno per tutti, tutti i giorni.
L'iniziativa, ideata da Mariachiara Chiantore, docente UniGe di Ecologia, e Valentina Asnaghi, ricercatrice UniGe di Ecologia, entrambe afferenti al Dipartimento di scienze della terra, dell'ambiente e della vita - DISTAV, con il supporto di Elisabetta Rampone, direttrice del dipartimento, Laura Canesi, vicedirettrice del dipartimento, e Giorgio Bavestrello, preside della Scuola di scienze matematiche, fisiche e naturali, è stata realizzata con l'aiuto di docenti, tecnici amministrativi, studenti e studentesse.
Abbiamo fatto qualche domanda a Mariachiara Chiantore, per saperne di più.
Cosa l'ha spinta a scegliere proprio una panchina rossa come strumento di sensibilizzazione?
M. C. – La panchina rossa è ormai un simbolo consolidato del contrasto alla violenza alle donne. La panchina rossa è il simbolo del femminicidio, e indica il vuoto che la donna uccisa ha lasciato all'interno della comunità.
La panchina rossa in uno spazio altamente frequentato da studenti e dalla comunità accademica ritengo sia un richiamo silenzioso ma potente, un faro: sempre sotto gli occhi, contornato e utilizzato dai nostri giovani. Un richiamo per noi tutti, che silenziosamente ci fa pensare a chi non c’è più e che può dare la forza, a chi ne ha la necessità, di fare quel passo per denunciare una situazione di sofferenza, tanto difficile quanto indispensabile.
Come ha organizzato l'iniziativa e come ha scelto il luogo in cui posizionare la panchina?
M. C. – È stato molto facile! Valentina Asnaghi e io ne abbiamo parlato con la direttrice e la vicedirettrice del dipartimento e con il preside di Scienze MFN, che hanno subito appoggiato la proposta con grande entusiasmo. Con un semplice giro di e-mail, abbiamo organizzato una specie di flash mob, convocando comunità studentesca e accademica in un certo giorno (il 4 dicembre 2024) all’ora di pranzo.
La scelta del luogo è stata ancor più facile perché le panchine di legno erano già presenti e in posizione perfetta per trasmettere il messaggio che volevamo arrivasse forte e chiaro: non siete sole, i vostri docenti sono qui, presenti, anche per questo.
Qual è stata la reazione della comunità alla panchina rossa e cosa spera che questa possa suscitare nelle persone?
M. C. – Dopo quella e-mail, ci siamo ritrovati a decine, uomini e donne, tutti pronti a passare la carta vetrata e qualche pennellata. Senza tanti discorsi, con grande semplicità.
Come ho detto, spero che il vedere queste panchine, una all’ingresso e una sul retro della palazzina della Presidenza della Scuola di Scienze MFN, sia un segnale dell’attenzione e della presenza della comunità accademica sul problema, un richiamo alla coscienza per chi non rispetta la libertà della donna e un incoraggiamento per chi subisce violenza per farsi forza a cercare aiuto.
Quale crede sia il valore aggiunto di questa esperienza?
M. C. – È già da quasi un anno che il nostro dipartimento organizza e incoraggia azioni per contrastare la violenza di genere. In particolare, a marzo '24 abbiamo proposto l'evento "Scienza, consapevolezza e presenza: incontro sulla violenza di genere", in collaborazione con i centri anti-violenza Centro per non subire violenza e White Dove. Credo sia stato lanciato un messaggio molto forte. L'evento ha anche contribuito a rafforzare il legame umano tra noi docenti e tra i docenti e la comunità studentesca.
La panchina rossa è, ovviamente, solo un passo in un cammino che prosegue con gesti concreti. Fare formazione è anche questo.