REusable MAsk Patterning

REusable MAsk Patterning: è iniziato il primo progetto Horizon Europe di UniGe

Si è svolto presso il DCCI dell'Università di Genova il kick-off meeting del progetto di ricerca REusable MAsk Patterning (REMAP), coordinato da UniGe e finanziato dal Consiglio Europeo per l’Innovazione nell’ambito del programma PathFinder Open, a supporto di tecnologie innovative e dirompenti.

Un consorzio internazionale coordinato da Diego Colombara, ha ricevuto l’importante finanziamento dell’Unione Europea, rivolto a progetti che esplorano prospettive diverse, che richiedono, per la complessità e la natura ad alto rischio di queste ricerche, collaborazioni multidisciplinari.

Competenze chiave del DCCI, dalla Chimica Inorganica (Diego Colombara, Simona Delsante e Serena De Negri) alla Chimica Organica (Chiara Lambruschini), passando per la Chimica Fisica (Davide Peddis e Fabio Canepa), uniranno gli sforzi per formulare una classe inedita di fluidi compositi bifunzionali denominati elettroliti magnetoreologici (MRE).
Il progetto mira a sfruttare tali fluidi per porre le basi di un radicale cambio di paradigma dei processi di microfabbricazione, per i quali l'impatto ambientale sta diventando sempre più evidente, specialmente considerando la crescente domanda globale di microchip.

I fluidi compositi bifunzionali (MRE)

I fluidi MRE sono costituiti da una porzione magnetica (suscettibile di manipolazione esterna a formare maschere riutilizzabili) e una porzione elettrolitica (suscettibile di elettrodeposizione).

Il ruolo di UniGe è chiave nella formulazione della porzione magnetica che rappresenta il cuore della tecnologia REMAP. Tale porzione, per essere efficace, dovrà consentire un impacchettamento straordinario delle nanoparticelle costituenti, quando soggette ad un campo magnetico, in maniera da assicurare un’alta efficienza mascherante prevenendo la pecolazione di elettrolita. Nel contempo, le nanoparticelle dovranno essere avulse da agglomerazioni irreversibili, in quanto è fondamentale che possano ri-disperdersi in assenza di campo magnetico per consentirne il riutilizzo ad infinito.

Gary Friedman, Visiting Professor della Drexel University (USA) e membro dell’Advisory Board del progetto, commenta:
Secondo me, il team a capo di questo progetto ha identificato un metodo molto creativo per effettuare microfabbricazione su larga scala per applicazioni importanti quali i pannelli solari. Questa tecnologia non aiuterà solamente a minimizzare l’impatto ambientale del processo di fabbricazione, ma sarà anche meno costosa dei metodi attuali. Avendo conosciuto il gruppo di ricercatori, ricercatrici, studenti e studentesse di UniGe, credo fermamente che il team abbia un’alta probabilità di realizzare tutto questo”.
Sawssen Slimani, dottoranda Tunisina coinvolta nelle attività del Work Package 1, aggiunge: “Sono dell’idea che il progetto REMAP possa portare a un metodo di microfabbricazione più avanzato”.

Un grande consorzio per grandi ambizioni scientifiche

Nel Progetto REMAP, metodologie di scienze tradizionalmente vicine come la Chimica, la Fisica e l'Ingegneria si interfacceranno, con il supporto della Gender Dimension, con scienze più distanti quali l'Economia e il Management, in un percorso della durata di quattro anni volto a testare le ipotesi fondanti e a concretizzarle quanto prima nell'industria.

La composizione del consorzio rispecchia dunque la portata dell'ambizione; oltre a UniGe sono coinvolti il francese CNRS, l'International Iberian Nanotechnology Laboratory, il greco National Center for Scientific Research "Demokritos", l'azienda Solvionic SA, l'Università del Lussemburgo e l'ente certificatore RINA-Consulting.

Collettività e accessibilità

Durante questo sforzo collettivo è previsto che tali studi passino da una ricerca di base a una prima dimostrazione prototipale che vedrà il suo culmine nella fabbricazione di un dispositivo fotovoltaico microstrutturato di nuova concezione
Nell’ottica dei cosiddetti principi FAIR di inclusività dei dati, il consorzio renderà i risultati della ricerca quanto più possibile trovabili, accessibili, interoperabili e riutilizzabili, garantendo ove necessario la necessaria cautela per la protezione della proprietà intellettuale.

A tale scopo, il sito del progetto, concepito e sviluppato da Annalisa Barla (Machine Learning Genoa Center) e Andrea Vian (Dipartimento di Architettura e Design) è frutto di un processo interdisciplinare di innovazione che combina l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per l’annotazione automatica dei contenuti multimediali a un design squisitamente razionale.

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di Claudia Ferretti