Ascoltare i delfini per diagnosticare le malattie
Peter Burns, docente di Biofisica medica all’Università di Toronto, per effettuare le sue diagnosi impiega le stesse tecniche usate da alcuni animali per spostarsi nel loro ambiente o per cacciare. Pipistrelli, gufi, toporagni, balene e delfini emettono suoni di diverso tipo e frequenza ascoltando il loro eco di ritorno per trarne informazioni sull’ambiente in cui si trovano e per determinare la presenza di eventuali prede o pericoli. E costruirsi così una mappa mentale delle strutture fisiche e viventi che incontrano sul loro cammino. Delfini e balene producono addirittura delle bolle acustiche creando così una specie di trappola sonora in cui le prede vengono attirate all’interno.
Allo stesso modo, in campo medico, si possono iniettare nei pazienti piccole bolle inoffensive che amplificano gli echi in modo, per esempio, da rilevare un tumore in crescita. O da focalizzare l’energia sulla superficie delle cellule e aprire la membrana cellulare per raggiungere in modo selettivo zone del corpo difficilmente raggiungibili dai farmaci tradizionali.