Fake news storiche e moderne: intervista a Franco Montanari
Parliamo del valore della scienza nella società attuale e dell’importanza delle lingue antiche con Franco Montanari, professore di Letteratura greca dell’Università di Genova.
“Il primo esempio che mi viene in mente non riguarda le mie materie, ma la medicina: se nella nostra società si desse maggiore valore alla scienza non ci sarebbero casi di palese disinformazione, come quella fatta sui vaccini da parte di chi li ritiene dannosi senza alcun avvallo scientifico: in Italia spesso non si capisce la portata del progresso scientifico. Non tutti devono sapere come funziona il vaccino nella sua composizione, ma ci vuole quel minimo di cultura per cui una persona istruita e mediamente colta riesca a comprendere il progresso scientifico. Questo vale in tutti i campi”
Cosa possiamo fare per raggiungere questo obiettivo?
“L’università non deve solo formare persone accademicamente preparate e ma anche farsi carico di una formazione di base per la società, che poi è una parte della sua terza missione. Il tutto senza perdere di vista lo studio: occorrono studiosi e ricercatori seri preparati e attivi che si prendano carico di parlare alla collettività, pur senza abbandonare la ricerca e lo studio, in modo da essere sempre aggiornati, non è facile: a volte noi studiosi tendiamo a parlare solo tra noi, con una certa dose di supponenza”
A proposito di valore della scienza: circolano tantissime notizie false sui più svariati temi.
“Le cito un tema su cui sono circolate le più incredibili stravaganze di tutta la storia: la questione Omerica. Ci sono riferimenti geografici nell’Odissea che si adattano al mondo baltico, ma anche al Salento, oppure presunti riferimenti a Reggio Calabria: si tratta di falsi basati su coincidenze non condivisibili. Anche l’affermazione 'Omero aveva ragione' (chi mai gli ha dato torto poi…), è inteso come un’avvallo della veridicità storica dei racconti dell’Iliade e dell’Odissea, un classico falso storico che scatena la fantasia: se solo perché viene provato che sia esistita la città di Troia, allora tutto il racconto deve avere radici reali, significa che siamo di fronte ad un meccanismo poco scientifico che deduce la verità da una dilatazione epica e mitica della storia. Insomma Fake news Omeriche che, come altre più attuali, sarebbero minori e avrebbero minor seguito se il valore dato alla scienza fosse un po’ maggiore.”
Riguardo la formazione e le competenze, il rapporto OCSE 2014 sulle competenze degli adulti ci dice che in totale il 74% della popolazione italiana si colloca al di sotto del Livello 3, il livello di competenze considerate necessarie per interagire in modo efficace nella società del XXI secolo, inoltre solo il 3.3% degli adulti italiani raggiunge livelli di competenza linguistica 4 o 5, contro l’11.8% nella media dei 24 paesi partecipanti e il 22.6% in Giappone, il paese in testa alla classifica.
“Non mi stupisce affatto, basta sentire i discorsi per strada o le persone intervistate dai telegiornali o che rispondono alle trasmissioni radiofoniche: il livello che sento intorno a me di capacità di comprensione reale, non mistificata, della realtà, è bassissima. Le fake news si insinuano nel corpo sociale con una facilità impressionante, a causa della assoluta mancanza di spirito critico, questo atteggiamento nella politica ha il suo trionfo.”
Tullio De Mauro nella sua analisi sui livelli di analfabetismo nel nostro Paese sosteneva: 'L’analfabetismo è uno strumento per governare, un mezzo eccellente per attrarre e sedurre molte persone con corbellerie e mistificazioni…La democrazia vive se c’è un buon livello di cultura diffusa, se questo non c’è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi – sono forme vuote'.
“Infatti, l'analfabetismo è sicuramente uno strumento per governare, sostanzialmente in questo senso la società che ci circonda sta nettamente peggiorando, non solo in Italia, ma nel mondo: a prescindere che si tratti o meno di una scelta condivisibile, le motivazioni su cui si è fondata la “brexit” sono per buona parte false, come altre notizie alla base di conflitti o di paure che portano le persone a fare scelte poco sensate.
La paura ci porta ad armarci, anche se non vi è logica nel farlo: negli Stati Uniti circolano molte più armi che in Europa ma ci sono molti più omicidi, perché allora? È un istinto animale, un rifiuto di comprendere e di ragionare, ci raccontiamo una menzogna e la diffondiamo come verità.”
Un ritorno allo studio dei classici (spesso considerato fine a sé stesso) può portare le competenze a livelli più alti?
“Sì. Leggete i classici come testi che hanno posto problemi che sono ancora vivi, non come testi che hanno risolto i problemi una volta per tutte, ma come testi che ci fanno riflettere su problemi di attualità.
L’Antigone di Sofocle pone il problema di due fratelli morti, uno attaccando la patria, uno difendendola: il reggitore della città afferma che chi è morto difendendola, ha diritto agli onori funebri, l’altro no. La sorella di entrambi si oppone e invoca le leggi degli Dei, le leggi non scritte, sostenendo che la pietà sia dovuta a tutti i morti. Viene condannata a morte per violazione delle leggi dello stato. L’argomento in questo caso è attualissimo: la questione delle leggi religiose o diritto naturale in contrasto con il diritto positivo. Chi decide sui grandi temi etici, la religione o lo stato? Eutanasia, testamento biologico, interruzione delle cure, studio della genetica. Ogni stato deve legiferare, ma quando legifera, chi prevale? Le leggi della natura o le leggi dello stato. Un problema di fondo che impossibile da risolvere, declinato in ogni epoca secondo i suoi parametri.
Ci sono quesiti, infatti, che ci seguono da millenni, ad esempio Odisseo o Agamennone tornati dalla guerra, come i reduci del Vietnam: il problema dei reduci di guerra; o la crudeltà vendicativa di Medea: la crudeltà degli emarginati: ci sono moltissimi esempi. Un po’ di cultura classica aiuta anche a capire la società moderna, non in modo meccanico, giusto o sbagliato, ma aiuta a riflettere sui problemi.”
Gramsci nei Quaderni dal carcere sostiene che lo studio delle lingue antiche sia come lo studio della vivisezione di un cadavere: si studia per imparare il metodo, per imparare ad astrarre ed a ragionare; sostiene che l’immediata utilità di un insegnamento non favorisca queste competenze. È d’accordo?
“Io continuo a sostenere che non siano inutili, perché conoscere i classici è utile e porta a riflettere su problemi fondamentali dell’uomo. In effetti Gramsci ha ragione nell’affermare che si impara una capacità di ragionamento e di astrazione che aiuta a capire anche il resto del mondo. Con gli studi delle lingue morte e dei classici ci si dota di una cultura di base e di uno spirito critico utili in ogni campo della vita.
Le espongo un concetto che mi sta a cuore: la storia non si può espungere, la nostra storia fa sì che il greco antico sia l’unica lingua capace di formare parole su oggetti che non c’erano quando si parlava il greco antico. Se per ipotesi incontrassimo una persona isolata dal mondo che non ha mai visto un telefono ma conosce il greco, e noi gli dicessimo questo è un telefono, lui capirebbe perché la parola telefono significa 'parlare a distanza'. Poiché la nostra storia non si espunge, esso riesce a designare degli oggetti che un tempo non c’erano: anche in medicina si creano continuamente parole che prima non c’erano: chi conosce il greco antico sa che la citometria non può essere altro che la 'misurazione delle cellule'. La lingua è un veicolo di concetti, quindi quando si conosce una lingua si riesce a rendersi conto di ciò che viene detto anche da un medico che usa termini tecnici e si ha uno strumento in più per capire, ad esempio, i testi di legge.”
Posto che sono utili e che potrebbero aiutare la collettività a ragionare di più e meglio, gli studi classici sono considerati da molti uno status symbol di famiglie borghesi. Cosa ne pensa?
“Il fatto che siano considerati elitari e inutili è un cambiamento in peggio dell‘evoluzione della nostra società. Si è ridotta la fiducia nella funzione di ascensore sociale della formazione del più alto livello e più altamente possibile selettiva sulla base del merito. Mancando questa fiducia manca anche la volontà da parte di chi non fa parte dell’elite di investire risorse in studi classici per i propri figli. Ai miei tempi infatti, si facevano sacrifici anche in famiglie povere per mandare i figli al liceo classico, perché, anche in contesti sociali difficili e con poca istruzione, l’ascensore sociale funzionava. Adesso, da un lato le famiglie non lo recepiscono come uno studio utile e adatto a classi sociali basse, dall’altro la possibilità di modificare in meglio le proprie condizioni sociali si è ridotta moltissimo (si veda il dossier 2018 dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo). Si è creata una selezione all’ingresso a priori anziché una selezione a posteriori basata sulla capacità dello studente.”
La scuola, dunque, si posiziona in modo da far andare avanti chi può, senza stimolare chi non può?
“C’è stata negli anni una tendenza politica a facilitare la promozione per non perdere studenti, infatti, se le scuole bocciano, con le attuali leggi sono penalizzate; anche all’Università, per semplificare e uniformare, uccidiamo le eccellenze e mandiamo avanti la mediocrità. Bisogna preoccuparsi di non perdere studenti, certamente, ma anche di dare la possibilità a chi è bravo di emergere in base al merito.”
Franco Montanari, professore di Letteratura greca dell’Università di Genova, autore del dizionario greco antico-italiano il “GI”. Un volume che ogni anno in Italia vende diciottomila copie, tradotto in tre lingue: una cosa straordinaria per un vocabolario italiano. Direttore di diverse riviste e collane di settore, membro di molteplici associazioni di studio e conservazione di documenti antichi e lingue classiche. Dirige il progetto Aristarchus, un’iniziativa di respiro internazionale per unificare i diversi strumenti di lavoro in materia di studi sul mondo antico greco e latino.