Emilio Salgari (1862 - 1911), un doppio anniversario
Emilio Salgari (1862 - 1911), un doppio anniversario
Doppio anniversario per gli appassionati di Salgari: nel 2011 i 100 anni dalla tragica morte sono stati ricordati con convegni, nuove edizioni dei romanzi, saggi critici ed è probabile che nel 2012 (150 anni dalla nascita) succeda lo stesso visto che lo scrittore (veronese di nascita, torinese di vita con una breve parentesi - come vedremo - genovese) ha nutrito, almeno fino agli anni Sessanta del secolo scorso, l'immaginario di molte generazioni.
Salgari si firmava capitano e sosteneva di aver viaggiato su tutti i mari del mondo mentre in realtà non aveva concluso gli studi nautici ed era arrivato, giovane, solo fino a Brindisi su un piccolo mercantile; forniva ai lettori un'enciclopedia di piante esotiche, di animali straordinari e non aveva mai visto una "spiaggia [...] tutta ingombra di paletuvieri" né un lamantino... Un narratore di storie, insomma, che pur affidandosi, a sua volta, a enciclopedie, giornali di viaggio, atlanti riusciva, grazie al fascino dei personaggi (come non ricordare Sandokan, Yanez, il Corsaro Nero, Minnehaha?) e alla forza delle descrizioni, ad appagare la voglia di avventura (e di conoscenza) di lettori piccoli e grandi; i suoi romanzi (un'ottantina) e racconti erano "contenitori" di mescolanze, intersezioni, "prestiti", ma proprio per questo erano capaci di sedurre e di trasportare il lettore in territori lontani dove era possibile che un malese amasse una donna bianca e un portoghese un'indiana con l'aggiunta che spesso i "cattivi" erano proprio i colonizzatori europei, dagli spagnoli agli inglesi.
Di Salgari si ricordano soprattutto i romanzi del ciclo indo-malese (dalle Le tigri di Mompracem al postumo La rivincita di Yanez), quello del Far West (Sulle frontiere del Far West, La scotennatrice, Le selve ardenti) e quello dei Corsari (da Il Corsaro Nero a Gli ultimi filibustieri); l'ultimo ciclo merita un pò più di attenzione visto che proprio Il Corsaro Nero, forse il suo capolavoro, fu scritto e pubblicato a Genova nel 1898 con le illustrazioni di Pipein Gamba, scenografo e costumista del Teatro Carlo Felice. Lo scrittore che aveva iniziato la sua fortunata - e per certi versi tragica (prima del suicidio scrisse la famosa lettera agli editori: "A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che io vi ho dato pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna") - carriera a Verona nel 1883, nel 1892 si era trasferito a Torino e nel 1897 era approdato a Genova (per l'esattezza a Sampierdarena, nell'antico quartiere della Coscia) per essere vicino ad Antonio Donath, librario, editore con sede in via Luccoli. Quelli genovesi (Salgari tornò a Torino nel 1900) furono anni tranquilli: a Sampierdarena nacque, insieme al "Corsaro", il terzogenito Romero e mi piace pensare che la città di mare, il suo porto, Sottoripa lo abbiano aiutato nell'immaginare quelle storie che ci hanno per decenni incantato...