Imprenditoria femminile: premiato brevetto UniGe

Premio IPA 2023 a UniGe
Riceve il Premio Imprenditoria femminile 2023 una delle inventrici: Sara Baldassari

Il brevetto dell’Università di Genova "Metodo di produzione di matrici compatte gastroritentive per il rilascio controllato di sostanze attive e matrici compatte così ottenute" ha vinto l'Intellectual property award (IPA) 2023 ed è stato premiato a Roma, il 30 ottobre 2024, in occasione dei festeggiamenti per la ricorrenza del centoquarantesimo anniversario dalla nascita dell’Ufficio italiano brevetti e marchi del MIMIT, il Ministero delle imprese e del Made in Italy.

A tutti i brevetti premiati nelle diverse categorie verrà dato risalto nel corso della mostra “Brevetti”, allestita a Palazzo Piacentini (Roma) fino a gennaio 2025, come evento conclusivo dei festeggiamenti.

Gabriele Caviglioli, docente UniGe di Tecnologia, socioeconomia e normativa dei medicinali e dei prodotti per il benessere e per la salute, direttore della Scuola di specializzazione in Farmacia ospedaliera e coordinatore del gruppo di ricerca che ha sviluppato il brevetto premiato, risponde ad alcune domande.

Quale premio avete ricevuto e cosa rappresenta per voi questo riconoscimento?

G. C. – «L’Intellectual Property Award (IPA) è un importante riconoscimento dell’Ufficio italiano brevetti e marchi (UIBM) del Ministero delle imprese e del Made in Italy che premia i brevetti, cioè l’innovazione tecnologica prodotta dalle università italiane e da altri enti pubblici di ricerca nazionali, con l’obiettivo di incentivare il trasferimento tecnologico evidenziando e valorizzando l’attività degli inventori.
Per l'edizione 2023 del Premio (NdR: assegnato nel 2024) sono stati valutati 225 brevetti, provenienti da 34 università, 3 enti pubblici di ricerca e 4 IRCCS, suddivisi in sei differenti ambiti: Agritech, Climatech, Medtech, The Future from the Space, The Future of the City (mobilità, logistica, cyber security, telecomunicazioni), The Energy of the Future.
La nostra invenzione ha concorso nell’area della tecnologia medica (Medtech), in cui concorrevano 87 brevetti, aggiudicandosi il premio nella categoria "Imprenditoria femminile", riservata ai gruppi di ricerca composti per almeno il 50% da donne.
Per noi questo premio costituisce un grande motivo di orgoglio e soddisfazione, in quanto riconosce l’impegno e la dedizione con cui abbiamo lavorato in questi anni per realizzare questa tecnologia, nata da un’altra piattaforma tecnologica, sempre sviluppata e brevettata dal nostro gruppo di ricerca. La nostra tecnologia si colloca nell’ambito delle forme farmaceutiche di dosaggio definite gastroritentive, e potrà trovare impiego nel trattamento di varie patologie, anche gravi. Il nostro gruppo di ricerca ha una composizione prevalentemente femminile, e questo riconoscimento va anche a premiare il valore del ruolo delle donne negli ambiti scientifici e tecnologici, per quanto storicamente l’ambito farmaceutico sia da sempre caratterizzato da una considerevole partecipazione femminile».

Può raccontarci di più sul brevetto oggetto del premio e spiegarci quali aspetti lo rendono innovativo?

G. C. – «L’invenzione è relativa a una compressa particolare, destinata alla somministrazione orale, in grado di permanere per più ore nello stomaco, grazie alla sua peculiare composizione basata su componenti ben tollerati e non particolarmente costosi, associata a un processo che coinvolge un trattamento termico. Questo induce la formazione di una matrice che, venendo a contatto con le condizioni dell’ambiente gastrico, istantaneamente rigonfia fino a galleggiare sul suo contenuto, raggiungendo rapidamente dimensioni superiori al diametro del piloro. La struttura rigonfiandosi è in grado di cedere, a velocità controllata, il farmaco in essa veicolato. Questa tecnologia deve la propria innovatività alla facilità ed economicità di allestimento e alla sua versatilità perché, a differenza di altri sistemi gastroritentivi già in commercio, variando la composizione iniziale della compressa e le condizioni del trattamento termico, è possibile modulare la velocità di rilascio del farmaco nel contenuto gastrico».

Quale impatto crede che questa tecnologia potrà avere nel suo campo di applicazione?

G. C. – «Le forme farmaceutiche a gastro-ritenzione permettono di avere azioni terapeutiche mirate sulla mucosa gastrica, ad esempio rilasciando antibiotici per il trattamento dell’ulcera o antitumorali per il trattamento del carcinoma gastrico, due patologie in significativo aumento nei Paesi occidentali; può inoltre migliorare l’assorbimento dei farmaci nello stomaco o nel primo tratto dell’intestino, quali antiparkinson, farmaci per la sclerosi multipla, alcuni antiipertensivi e antidiabetici, con considerevoli benefici terapeutici per il paziente. In particolare, la nostra tecnologia, oltre a essere molto versatile, può essere prodotta con costi relativamente contenuti e avere, quindi, un impatto economico sicuramente positivo sui sistemi sanitari e sui cittadini».

Quali ritiene siano le principali sfide future per lo sviluppo di questa tecnologia e come pensa si possano affrontare per massimizzarne il potenziale?

G. C. – «La nostra invenzione è stata ampiamente caratterizzata per le sue proprietà chimico-fisiche e farmaceutiche, raggiungendo un livello di conoscenza delle sue proprietà sufficiente per avviare lo sviluppo di una produzione su scala industriale di un prodotto sperimentale che, in conformità con la normativa vigente, possa essere autorizzato per la sperimentazione sull’uomo. Siamo fiduciosi che questo possa accadere già nel 2025 e stiamo lavorando con un partner industriale per raggiungere questo importante obiettivo».

di Eliana Ruffoni