Stabilità e crescita: perchè le proteste di Hong Kong riguardano anche noi
La stabilità politica della Cina riguarda anche il mondo occidentale, nonostante le distanze politiche, culturali e fisiche che ci separano. Ne parliamo con Giampiero Cama esperto di politica internazionale dell'Università di Genova.
"Questo avviene a causa delle dimensioni di questo paese e della sua capacità economica e militare: una grande potenza come la Cina è un paese le cui dinamiche di politica interna si riflettono su tutti i paesi.
Una paese più stabile internamente, consente una politica estera meno aggressiva, mentre problemi di coesione interna compensati con un nazionalismo aggressivo, ad esempio adottare una politica imperialista verso il sud est asiatico, avrebbero un immediato riflesso su altre grandi potenze, come gli Stati Uniti, che potrebbero avere una reazione aggressiva a loro volta. Abbiamo interesse a che la Cina sia un paese stabile, e che possa accompagnare le sue trasformazioni in modo pacifico e ordinato.”
In questi giorni le proteste di Hong Kong sembrano portare in tutt'altra direzione...
"Questo movimento di protesta è in effetti destabilizzante, perchè comporta un rischio di emulazione nelle altre zone della Cina, con un'escalation della protesta che il governo cinese non può tollerare perchè significherebbe riconoscersi in una natura democratica che la Cina adesso non può avere. D'altro canto, effettuare una repressione dura può mettere in difficoltà l'immagine del governo e del presidente, sia internazionalmente che nazionalmente."
Esiste una soluzione?
"Il movimento di protesta attualmente non ha una guida né una linea, quindi rischia di finire in un vicolo cieco: se non consente al governo una via d'uscita che non comporti il crollo del sistema, lo scontro è destinato a protrarsi. Se continuerà a mancare una direzione razionale delle proteste, il rischio è di alienarsi le simpatie della popolazione di Hong Kong a causa dei problemi economici dovuti agli scontri: questo è già evidente, infatti, mentre all'inizio queste richieste di maggiore libertà erano viste con favore e hanno avuto successo, non hanno però saputo fermarsi al momento giusto, causando malumori e sempre minore solidarietà.
Il fulcro di tutto è che un movimento senza organizzazione non riesce a canalizzarsi in modo strategico, se mancano leader capaci di guidarlo e di calibrare i tempi e i modi delle proteste in una strategia a medio e lungo termine. Così facendo le proteste si esauriscono e si rischia di non approdare a nessun risultato, anche avendo delle istanze importanti e condivisibili."
Proprio quest'anno, per il 70esimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, è stato pubblicato il libro bianco: “La Cina e il mondo nella nuova era”, cosa è? Che importanza ha per il resto del mondo?
"Il libro bianco illustra i risultati, il percorso e la direzione dello sviluppo cinese, descrive le relazioni fra la Cina e il resto del mondo. La Cina è partita da un livello molto basso di sviluppo, e da un livello molto alto di povertà, nel giro di 4 decenni è riuscita a ribaltare completamente la situazione, pur essendoci ancora diseguaglianza tra territorio e territorio, è uscita dalla povertà, si è formata una classe media ed è diventata un grandissimo mercato, potenzialmente il più grande mercato del mondo.
Fino a oggi la Cina è riuscita a combinare questo suo sviluppo tumultuoso e rapido, con una buona stabilità politica.
Naturalmente, anche alla luce delle recenti proteste, bisognerà vedere come la crescita futura sarà accompagnata da trasformazioni in senso moderno delle istituzioni, della burocrazia, della governance: perché una società complessa articolata e pluralista richiede anche forme di governo articolate e pluraliste e questa è un'esigenza che non si può ignorare.
La sfida futura quindi sarà l’aggiornamento, mantenendo la stabilità. Non dimentichiamo che l’instabilità cinese può essere un problema non solo per la Cina, ma per tutto il mondo."
Cosa merita maggiore attenzione all'interno del libro bianco, dal punto di vista del mondo occidentale?
“Sicuramente merita menzione il modello di sviluppo della Cina, la sua peculiarità, la sua originalità. Il modo in cui in pochi decenni è riuscita a svilupparsi economicamente, tecnicamente e socialmente, ma anche la parte relativa alla politica internazionale la parte relativa alla cooperazione internazionale: supportare i paesi in via di sviluppo, rispettando la loro autonomia e indipendenza. Questo metodo è la cifra della politica estera cinese: investire molto all’estero senza cercare di condizionare lo sviluppo politico dei paesi destinatari degli investimenti, come sta avvenendo in Africa.
Un altro aspetto interessante è l’importante ammodernamento tecnologico dell’apparato militare, lo sforzo della Cina di aumentare la sua efficienza, riducendo il personale militare ma aumentando la tecnologia e utilizzando modelli di intelligenza artificiale.
La Cina, dopo l’evoluzione della Germania nell’Ottocento, è l’esempio più stupefacente di modernizzazione dall’alto, cioè di un progetto di modernizzazione partito dal governo, capace di cambiare il destino di un popolo in poco tempo. Se riuscirà ad affrontare le sue divisioni interne e affrontare il passaggio verso la democrazia, potrà essere pioniere di un nuovo modello di sviluppo"