Intelligenza Artificiale: disparità e disoccupazione
La moderna Intelligenza Artificiale (IA) necessita di essere allineata all’uomo a causa delle sue fondamenta basate sulla correlazione e non sulla causalità (sul pensiero veloce invece di quello lento) sfruttando una scorciatoia che permette di creare sistemi intelligenti con la forza bruta ossia utilizzando tanti dati e tanta potenza di calcolo. Questa scorciatoia permette di risolvere tanti problemi reali in maniera efficiente e efficace ma aprendo anche alcune ombre sui possibili problemi legati al suo utilizzo su larga scala come sta succedendo negli ultimi anni e ancor di più negli ultimi mesi.
L'impatto dell'IA sul mercato del lavoro
L'IA sta rivoluzionando il mercato del lavoro, automatizzando processi che una volta richiedevano un grande intervento umano e creando nuove opportunità di lavoro. Questo è quello che è successo già in passato con tutte le rivoluzioni industriali e tecnologiche che hanno portato prima a sostituire la forza umana (sollevare e trasportare pesi), poi i lavori ripetitivi (catene di montaggio) e adesso anche quelli cognitivi e creativi (creare testi, immagini, musiche e video).
Questa trasformazione varia notevolmente a seconda del settore: mentre in alcuni campi l'IA supporta e potenzia il lavoro umano, in altri sostituisce completamente mansioni precedentemente svolte da persone.
Molte sono le occupazioni create dall'IA: dagli ingegneri di machine learning agli specialisti in etica dell'IA e analisti di dati che si concentrano su come i dati possono essere utilizzati per migliorare i processi aziendali o sociali. D'altra parte, i lavori sostituiti dall'IA comprendono tante diverse mansioni, dagli operai di linea agli operatori di call center.
Esiste un acceso dibattito sugli effetti a lungo termine dell'IA sulla disoccupazione. Alcuni esperti sostengono che l'automazione porterà a una significativa perdita di posti di lavoro, mentre altri ritengono che creerà nuove opportunità di lavoro e settori che ancora non possiamo immaginare, bilanciando o addirittura superando le perdite.
Nel passato le nuove tecnologie sono spesso state in grado di generare posti di lavoro a un ritmo tale da sopperire ai posti di lavoro cancellati grazie alla lentezza dei cambiamenti e grazie ai cambiamenti paralleli della società. L’IA, invece, desta molte più preoccupazioni rispetto alle precedenti rivoluzioni tecnologiche per la sua velocità: in pochi anni la capacità di queste tecnologie di automatizzare è risultato impressionante e inaspettato.
Per questo si rende necessario regolamentare l’utilizzo di queste tecnologie e pensare a chi non può essere riconvertito o aggiornato, un'ipotesi messa in campo da alcuni paesi è il reddito di base universale (UBI): un importante risultato in questo senso è rappresentato dall’esperimento dell'UBI in Finlandia che, secondo l’analisi del CEP, non ha ridotto gli incentivi dei cittadini al lavoro; al contrario, ha avuto un impatto positivo sull’occupazione portando un maggior benessere dei cittadini.
Disuguaglianze amplificate dall'IA
L'IA può amplificare le disuguaglianze esistenti attraverso il divario digitale, ovvero le differenze nell'accesso e nella competenza tecnologica tra diverse popolazioni. Coloro che non hanno accesso alle tecnologie avanzate o alle competenze per utilizzarle possono trovarsi svantaggiati in un'economia sempre più digitale.
L'IA ha il potenziale di aumentare le disuguaglianze di reddito, poiché i lavori altamente qualificati nel campo dell'IA e della tecnologia tendono a essere remunerati meglio rispetto a quelli che possono essere facilmente automatizzati. Questo può portare a un aumento della concentrazione di ricchezza in un numero limitato di mani, un effetto già da molti anni osservato nel mondo digitale.
Diversi studi in tutto il mondo mostrano come l'IA abbia già influenzato le disuguaglianze. Ad esempio, in alcuni paesi in via di sviluppo, l'automazione ha ridotto le opportunità di lavoro per i lavoratori a bassa qualifica, mentre in altre economie avanzate, ha contribuito ad aumentare i salari e le opportunità per i lavoratori altamente qualificati.
L'istruzione, sia scolastica che universitaria che professionale, gioca un ruolo cruciale nel contrastare le disuguaglianze generate dall'avanzamento dell'IA. Per affrontare queste sfide, è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga l'aggiornamento dei professionisti, la formazione degli insegnanti, l'accesso alla tecnologia e lo sviluppo di competenze trasversali.
Regolamentazioni e competitività nell'era dell'IA
Le regolamentazioni sull'IA variano notevolmente da un paese all'altro, influenzando la competitività delle imprese. Alcuni paesi hanno adottato approcci più permissivi per promuovere l'innovazione, mentre altri hanno implementato e stanno implementando regolamentazioni più stringenti per proteggere la società dagli effetti avversi dell’utilizzo dell’IA: come l’AI Act Europeo.
Le regole possono giocare un ruolo cruciale nell'influenzare l'innovazione e l'adozione dell'IA: infatti le norme eccessivamente restrittive potrebbero frenare l'innovazione spingendo i migliori ricercatori verso stati con regole meno restrittive e la crescita economica (creando un vantaggio competitivo per gli stati con regolamentazioni meno restrittive), mentre un quadro normativo ben concepito può stimolare l'innovazione responsabile e sostenibile.
Creare un quadro normativo equo che bilanci l'innovazione con la protezione dei lavoratori e la riduzione delle disuguaglianze rappresenta una sfida significativa. Infatti sia introdurre che non introdurre regolamenti implica problemi sociali ed economici. Per questo i dibattiti si concentrano su come garantire che l'IA venga sviluppata e utilizzata senza perdere di vista i problemi etici e sostenendo al contempo la crescita economica e l'occupazione.
Strategie di mitigazione
Per mitigare gli impatti sociali dell'IA, l’unica strada possibile sono le politiche pubbliche che, con la collaborazione dei privati, devono includere investimenti in formazione e riqualificazione professionale, cambiando il tempi e modi di lavoro, per esempio diminuendo le ore o aumentando il lavoro remoto, e spingendo verso programmi di sostegno al reddito come il reddito universale o misure compensative per coloro che sono stati negativamente colpiti dall'automazione e che non possono essere facilmente e velocemente riconvertiti.
C'è la necessità di spingere ricerca e industria verso una IA sempre più etica mettendo più enfasi sullo sviluppo di tecnologie che siano inclusive, responsabili e che tengano conto delle implicazioni sociali, assicurando che i benefici dell'IA siano distribuiti equamente nella società.
Le scelte non possono essere locali, rischiando solo di amplificare le disuguaglianze, ma globali mirando a ridurre le disuguaglianze promuovendo l'accesso all'istruzione tecnologica, sostenendo l'innovazione nelle comunità svantaggiate e incoraggiando lo sviluppo di soluzioni IA che affrontino problemi sociali specifici.
Prospettive future
Le previsioni sull'evoluzione dell'IA suggeriscono che continuerà a trasformare il lavoro e la società in modi che attualmente possiamo solo immaginare, con potenziali impatti sia positivi che negativi.
In particolare occorre tenere conto che i cambiamenti avverranno in maniera sempre più veloce e probabilmente in maniera troppo veloce rispetto alla velocità in cui la società può adattarsi al cambiamento.
Per questo è necessario ripensare la società in un'ottica che permetta di non lasciare indietro coloro che non possono essere velocemente riconvertiti e redistribuendo la ricchezza generata dalle nuove tecnologie.
La cooperazione internazionale è cruciale per affrontare le sfide poste dall'IA, assicurando che le politiche e le regolamentazioni siano coordinate a livello globale per promuovere un uso etico e responsabile dell'IA.
Il futuro del lavoro e delle disuguaglianze in un mondo automatizzato richiede una riflessione profonda su come le tecnologie come l'IA possono essere utilizzate per creare un futuro più equo e sostenibile per tutti.