L’Intelligenza Artificiale come acceleratore della ricerca scientifica
La ricerca crea l'IA, l'IA crea la ricerca
L’intelligenza artificiale, frutto della ricerca, sta cambiando la ricerca scientifica stessa: un circolo virtuoso (o meno) che può rendere molto più veloce il lavoro di chi fa ricerca.
La ricerca scientifica è da sempre un processo complesso e laborioso, che richiede anni di studio, esperimenti e verifiche per giungere a nuove scoperte. Tuttavia, l’IA sta cambiando il modo in cui la scienza viene condotta. Per esempio, Google DeepMind ha recentemente annunciato lo sviluppo di un innovativo sistema di IA: AI Co-Scientist, progettato per affiancare i ricercatori nell’esplorazione di nuove ipotesi scientifiche e nell’accelerazione del processo di scoperta.
Ma in cosa consiste esattamente questa tecnologia? Quali sono le sue potenzialità e le sue implicazioni per il futuro della scienza?

Cos'è il Co-Scientist di Google?
Il Co-Scientist AI è un sistema avanzato basato sull’intelligenza artificiale, sviluppato da Google DeepMind, che aiuta gli scienziati nell'analisi della letteratura esistente, nella generazione di nuove ipotesi e nella progettazione di esperimenti. Si tratta di un assistente virtuale altamente sofisticato che utilizza modelli avanzati di linguaggio naturale (come Gemini o ChatGPT) per processare enormi quantità di dati scientifici e suggerire nuove direzioni di ricerca.
A differenza di un motore di ricerca tradizionale, questo sistema non si limita a recuperare informazioni esistenti, ma è in grado di sintetizzare concetti complessi, individuare collegamenti tra studi diversi e proporre nuove idee in modo autonomo.

Un'AI che pensa come uno scienziato
L’AI Co-Scientist si distingue per la sua capacità di simulare il processo scientifico in modo strutturato. Per fare ciò, utilizza una rete di agenti intelligenti, ciascuno con un ruolo specifico nel processo di ricerca. Questo sistema segue una sequenza di passaggi simile a quella di un team di scienziati umani:
- generazione di idee: un agente AI analizza la letteratura esistente e propone nuove ipotesi basate sulle informazioni raccolte;
- revisione e riflessione: un secondo agente valuta la qualità, la coerenza e l'originalità delle ipotesi generate;
- selezione e classificazione: le ipotesi vengono confrontate tra loro attraverso un meccanismo simile a un torneo scientifico, in cui le idee migliori emergono e vengono ulteriormente sviluppate;
- evoluzione e perfezionamento: le ipotesi più promettenti vengono affinate e testate con simulazioni o suggerite per studi sperimentali.
Questa struttura multi-agente permette al Co-Scientist di esplorare rapidamente migliaia di possibilità, individuare quelle con il maggiore potenziale e fornire suggerimenti concreti agli scienziati umani.

Applicazioni e primi risultati concreti
L'AI Co-Scientist è già stato testato in alcuni ambiti di ricerca scientifica, con risultati promettenti. In collaborazione con istituzioni come Imperial College London e Stanford University, il sistema ha contribuito a scoperte significative in diversi settori:
- lotta alla resistenza antimicrobica: uno dei problemi più urgenti della medicina moderna è la resistenza agli antibiotici, causata dalla capacità dei batteri di sviluppare difese contro i farmaci. Il Co-Scientist ha esaminato migliaia di studi per individuare nuovi meccanismi genetici responsabili del trasferimento della resistenza tra i batteri. Il modello ha formulato ipotesi inedite su questi meccanismi, che sono state poi validate in laboratorio;
- riscoperta di farmaci per la fibrosi epatica: il sistema ha analizzato database di farmaci esistenti e ha suggerito molecole già approvate per altre malattie, potenzialmente efficaci nel trattamento della fibrosi epatica. Alcuni dei farmaci identificati sono stati testati sperimentalmente con risultati positivi nelle fasi iniziali;
- scoperte nel campo della biologia molecolare: il Co-Scientist ha anche contribuito a individuare proteine con funzioni precedentemente sconosciute, fornendo nuove direzioni per la ricerca in biotecnologie e terapia genica.
L’AI può sostituire gli scienziati umani?
Nonostante le sue capacità avanzate, il Co-Scientist non sostituisce gli scienziati, ma li affianca come uno strumento di supporto. Il valore del lavoro umano rimane centrale, poiché gli scienziati devono:
- interpretare i risultati dell’AI e verificare che siano scientificamente validi;
- progettare esperimenti di laboratorio per testare le ipotesi suggerite dall’AI;
- assicurarsi che l’etica della ricerca sia rispettata, evitando il rischio di bias algoritmici o di applicazioni potenzialmente dannose.
In sostanza, il Co-Scientist non "scopre" autonomamente nuove leggi della natura, ma accelera il processo di ricerca fornendo strumenti innovativi e suggerimenti basati su un’enorme quantità di dati.
Le sfide e le implicazioni future
L’uso dell’intelligenza artificiale nella ricerca scientifica solleva anche importanti questioni etiche e metodologiche:
- affidabilità dei risultati: le ipotesi generate dall'AI devono essere rigorosamente testate per evitare errori o false correlazioni;
- attribuzione del merito scientifico: se una scoperta viene fatta con il supporto dell’AI, chi deve essere riconosciuto come autore principale? Gli scienziati umani, l’IA o entrambi?
- trasparenza e riproducibilità: perché una scoperta sia valida, deve essere riproducibile da altri ricercatori. Ma se un modello di IA genera ipotesi basandosi su meccanismi complessi e poco trasparenti (black box), come si può garantire che altri scienziati possano verificarle?
- uso responsabile della tecnologia: l’AI nella scienza potrebbe essere usata per scopi benefici, ma anche per applicazioni più controverse, come la ricerca in biotecnologie avanzate con possibili implicazioni etiche.
Dove si va da qui?
L’intelligenza artificiale Co-Scientist di Google DeepMind rappresenta un’importante innovazione nel mondo della ricerca scientifica. Grazie alla sua capacità di analizzare dati, proporre ipotesi e supportare gli scienziati, potrebbe accelerare in modo significativo il processo di scoperta in diversi campi.
Tuttavia, l’AI rimane un assistente e non un sostituto degli scienziati umani. La collaborazione tra intelligenza artificiale e intelligenza umana potrebbe portare a nuove rivoluzioni scientifiche, purché venga gestita con trasparenza, etica e rigore scientifico.
Il futuro della ricerca è sempre più digitale, e strumenti come il Co-Scientist potrebbero aiutare l’umanità a risolvere alcune delle sfide più complesse della nostra epoca, dall’innovazione farmaceutica alla lotta contro il cambiamento climatico.
*articoli già usciti:
- https://life.unige.it/agenti-intelligenti-fuori-controllo
- https://life.unige.it/intelligenza-artificiale-uomo
- https://life.unige.it/intelligenza-artificiale-comprensione-correlazione
- https://life.unige.it/la-scorciatoia-delle-AI
- https://life.unige.it/luci-e-ombre-intelligenza-artificiale
- https://life.unige.it/IA-disparita-e-disoccupazione
- https://life.unige.it/intelligenza-artificiale-allineamento-esseri-umani
- https://life.unige.it/domande-intelligenza-artificiale
- https://life.unige.it/IA-autodidatte
- https://life.unige.it/AI-act-in-breve
- https://life.unige.it/impatto-ia-su-societa-e-individui
Luca Oneto è docente dell’Università di Genova con specializzazione in intelligenza artificiale; è stato recentemente ascoltato in una audizione alla Camera dei Deputati con un intervento dal titolo: "Indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo italiano".
Luca Oneto è vincitore nel 2019 del Premio Somalvico come Miglior giovane ricercatore italiano in intelligenza artificiale e di due Amazon machine learning research award.