Un 8 marzo con novità

Un 8 marzo con novità

Parafrasando un verso del compianto Lucio Dalla vorrei iniziare queste brevi note con la constatazione che negli studi di genere da qualche anno "c’è una grossa novità". Per lungo tempo infatti abbiamo discusso e scritto facendo riferimento a lavori provenienti da altri paesi, essenzialmente di matrice anglosassone, lavori che ci consentivano di dare corpo, ed evidenza empirica, a intuizioni o ipotesi, tutte da verificare. Eravamo consapevoli che il contesto nel quale operavamo si differenziava da quello nel quale quegli studi avevano visto la luce, ma consideravamo la circostanza ineludibile. Dal 2008 con un saggio scritto da un uomo, Maurizio Ferrera*, potremmo dire, restando sul tema iniziale, che la musica è cambiata. A ben vedere anche molti riferimenti di Ferrera erano stranieri ma l'averli messi a sistema e applicati al nostro paese costituisce un esercizio quanto mai proficuo ed è, di fatto, l'inizio di un percorso "nuovo" che da quel momento non si è mai interrotto.

I molti studi dei quali oggi disponiamo ci consentono di abbandonare le intuizioni e di affermare che "Valorizzare le donne conviene"**, titolo di un libro appena uscito, che dimostra pure l'infondatezza di alcuni pregiudizi: le donne che lavorano fanno meno figli, sono madri peggiori e sono infelici. L'ingresso delle donne nel lavoro produce posti di lavoro aggiuntivi, incrementa il PIL, rende più efficienti i board. D'altra parte che la crescita del sistema dipenda dalle donne è stato affermato anche da Mario Draghi, in occasione della presentazione della sua ultima Relazione Annuale da Governatore della Banca d'Italia. Dunque siamo in buona compagnia o, se preferite, le donne hanno alleati autorevoli su cui contare.

Le statistiche ci rimandano donne brave nella formazione che non trovano i conseguenti riscontri nel mondo del lavoro, carenza di servizi cui il welfare familiare porta rimedio, scarsa presenza delle donne nella politica, nelle istituzioni, nei luoghi del potere. Sono convinta che fino a quando non ci saranno le donne nei luoghi in cui si prendono le decisioni riguardanti la soddisfazione delle necessità collettive, i bisogni delle donne, ma anche delle famiglie e della cura in generale resteranno insoddisfatti o comunque poco tutelati. C'è inoltre una precondizione da non sottovalutare: trovare i modi a che si raggiunga una conciliazione condivisa dei ruoli e dei compiti.

Perché le cose cambino occorre il verificarsi di due condizioni. Da un lato occorrono donne intelligenti e sicure. Donne che non temano la "concorrenza" delle altre donne, consapevoli che dallo stare insieme e dall'appoggiarsi a vicenda traggono la loro forza. Accanto a donne consapevoli del proprio valore e decise a farlo valere, attente ai sentimenti quanto alle basi economiche indispensabili per poter partecipare alla pari alle decisioni quotidiane su chi fa che cosa all'interno delle famiglie come negli ambiti del lavoro, sono necessari uomini "accoglienti" ovvero disposti a far posto, anche a mettersi da parte, se necessario, per far prevalere il merito.

Personalmente sono e resto contraria alle quote, ma è probabile che in presenza di differenze consistenti il ricorso alle quote ne agevoli il superamento. L'emergenza potrebbe giustificare una sospensione di quella parità che da anni rivendichiamo per noi stesse. Non a caso Chiara Saraceno propone di ribaltare il problema: stiamo vivendo una irriducibile "questione maschile", un monopolio dei posti di potere che ha di fatto applicato cospicue quote non scritte a favore degli uomini. In questa prospettiva diventa essenziale trovare e tenersi ben cari tutti gli alleati possibili e, se occorre, usare la propria autorevolezza per rivendicare un indifferibile cambiamento.

Valeria Maione
Facoltà di Scienze Politiche
Consigliera regionale di parità

* M. Ferrera, Il fattore D. Perché il lavoro delle donne farà crescere l'Italia, Mondadori, Milano, 2008
** D. Del Boca, L. Mencarini, S. Pasqua, Valorizzare le donne conviene, il Mulino, Bologna, 2012

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