Una donna che lotta per un mondo migliore
Dal Dipartimento di Chimica a Genova, fino in Antartide, per giungere in libreria a raccontare la sua storia.
Paola Rivaro, scienziata, vice direttore del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università degli Studi di Genova, spicca tra le 100 protagoniste di un libro su donne che hanno fatto cose eccezionali: il libro si intitola “Donne come noi”: l’amore per la scienza e per la chimica, l’amore per l’avventura e per l’ambiente, la forza di perseguire le sue passioni “fino in capo al mondo”, letteralmente, e l’energia per dare il proprio contributo per un mondo migliore: Paola Rivaro ci racconta la sua vita tra chimica e natura, ci spiega i risultati delle sue ricerche, e come le condizioni estreme forgino aspetti del carattere rendendoci persone migliori.
Perché andare in Antartide?
“Vi si possono svolgere ricerche in un ambiente quasi incontaminato, altrimenti non possibili. Sin dagli albori del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide, l’Università di Genova è stata presente con la partecipazione a numerose spedizioni, un trentennio di attività di ricerca su contaminazione chimica, oceanografia chimica, chimica dell’atmosfera.”
Chi partecipa alle spedizioni?
“Professori del dipartimento e studenti si sono alternati nelle basi italiane in Antartide, insieme a scienziati di altre università, del CNR, dell’ENEA e del Ministero della Difesa. Studiare all’Unige, vuol dire anche questo!”
Che tipo di ricerche effettuate?
“Le ricerche delle ultime spedizioni in Antartide sono volte a capire l’influenza dei cambiamenti climatici nella composizione chimica del Mare di Ross (il mare antartico di fronte alla stazione italiana Mario Zucchelli) e sulle conseguenze che tale composizione chimica ha per tutto il pianeta.”
Perché è così importante per tutto il pianeta quel che accade in Antartide?
“L’Antartide è un luogo “speciale” per la sua posizione, è sito di produzione di acque profonde che influenzano tutti gli oceani del pianeta, è l'ecosistema marino meno contaminato sul pianeta, è un archivio storico del pianeta: gli strati di neve e ghiaccio se analizzati raccontano la storia chimica del mondo, inoltre vi avvengono fenomeni naturali unici: ad esempio qui con gli apparecchi adatti si possono sentire ancora le vibrazioni del big bang.”
Cosa le ha insegnato questa esperienza?
“Due mesi di lavoro nel clima più secco del mondo (sembra strano ma nevica pochissimo, 10 cm l’anno) con la temperatura media più bassa del pianeta: -53 °C è sempre un’esperienza affascinante e unica di vita e di studio: sicuramente mi ha insegnato ad essere flessibile: in condizioni estreme, quando è davvero impossibile seguire i programmi che ci si era prefissati, si impara ad adattare il proprio lavoro alle condizioni esterne, al maltempo, al freddo, alla lotta contro il tempo, e da semplici scienziati si passa ad essere esploratori.”