Voci d’archivio. La storia pubblica incontra il ‘68

Voci d'archivio. La storia pubblica incontra il ‘68

di Virginia Niri (ed. Associazione per un Archivio dei Movimenti, Genova, 2016).

"C'è una [causa] contingente, molto di basso profilo - no, era un'idea che avevo, incubavo. [Per prima cosa] mi sembrava un po' così, che dal punto di vista psicologico non aveva senso per me accumulare, non aveva più senso. Da una parte l'iniziativa dell'archivio mi sembrava una bella cosa; terza [motivazione], di basso profilo, traslocavo. Le tre cose sono andate in circuito e, niente, ho deciso. Ho contattato l'archivio, la Paola, ho verificato se c'era, se coincideva, se c'era un interesse sufficiente, se non era proprio una forzatura…". Quella che parla, ricostruendo il processo che l'ha indotta a offrirsi allo sguardo pubblico, è una delle trentaquattro "voci" sul '68 genovese raccolte in questo lavoro di Virginia Niri, già laureata e ora dottoranda in storia presso l'Ateneo genovese.

Il libro è una rielaborazione della tesi magistrale di Niri. In quasi 400 pagine, 2/3 delle quali di documenti e soprattutto testimonianze, il libro ricostruisce come si è formato l'Archivio dei Movimenti, costituito nel 2009 a Genova da alcuni ex militanti di sinistra degli anni sessanta e settanta. Nel gennaio-febbraio 2017 l'Archivio è stato al centro di una mostra genovese dedicata al '68 (Gli anni del '68. Voci e carte dall'Archivio dei Movimenti), ospitata a palazzo Ducale. Curata da Giuliano Galletta, Manlio Calegari, Sandro Ricaldone e Roberto Rossini, la mostra ha messo per la prima volta a disposizione del grande pubblico un'ampia scelta dei 76 fondi che compongono tale archivio. Intrecciando le fonti cartacee raccolte nell'archivio e le testimonianze fornite alla stessa Niri da alcuni dei principali donatori dei materiali, il libro restituisce il processo attraverso il quale la memoria dei "lunghi anni sessanta", frutto del lavoro di conservazione dei singoli militanti, è stata sottratta alla polvere delle case e delle cantine. Per essere poi trasformata, con un lavoro di riordino coordinato dai promotori fra i quali spicca Paola De Ferrari, in un vero e proprio archivio, oggi ampiamente frequentato da giovani e meno giovani studiosi. Il libro testimonia dunque come alcune persone, protagoniste delle mobilitazioni di quegli anni, sono passate da attori a conservatori della memoria di un pezzo di storia genovese e nazionale, memoria che passa oggi in eredità al discorso pubblico cittadino e del paese.

Nelle sue appassionate pagine finali Niri conclude che "al di là di tutti i possibili dati storici, il Sessantotto è una storia d'amore. L'amore per una lotta, al di là dei risultati; l'amore per la propria generazione, al di là dei tradimenti; l'amore per una storia che è stata fatta ma che è ancora da scrivere".

di Ferdinando Fasce, Dipartimento di antichità, filosofia, storia
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