Quel tuffo in vasca di Federica Pellegrini

Il Lockdown: un varco spazio-temporale per indagare sé stessi  

Sono sempre stata assai riservata. Oggi 4 maggio faccio un’eccezione. Parte la fase due e Federica Pellegrini, dopo una lunga astinenza, si tuffa nella sua piscina, dichiarando da umile: “Come una bambina mi manca il fiato”. Già, in qualche senso, oggi siamo tutti bambini e bambine, che si tuffano in un mondo esterno alle proprie quattro mura di casa, dove siamo rimasti a lungo rinchiusi. Quelle mura non hanno ingabbiato ognuno di noi. I colti con acume hanno optato per esplorare sé stessi.

Dall’esortazione “conosci te stesso”, a Delfi, ripresa da Socrate non è nata forse la nostra cultura? E ancor oggi la conoscenza di sé non viene forse giudicata una conoscenza privilegiata? Federica Pellegrini deve conoscersi parecchio, altrimenti non sarebbe la divina.

Un beneficio della “comparsa” del Coronavirus si è identificato da subito in una sorta di varco spazio-temporale per l’opportunità di indagare sé stessi/e, un’indagine che non dovrebbe aver fine, sempre che il coraggio non venga meno. Ma il coraggio onesto –  non dimentichiamolo – ci dona libertà, cosicchè, nel gettarlo al vento, corriamo il serio rischio di precipitare nella paura: durante la quarantena, lo abbiamo rilevato con chiarezza.

Per di più, per l’ennesima volta, ci è stato confermato che il metodo induttivo non funziona, e da buona filosofa lo so bene. Eppure, ancor oggi, la maggior parte dei soggetti umani sopravvive o vive applicando, con parecchia ingenuità, ragionamenti induttivi. Un esempio reale: se il soggetto X esce dalla propria abitazione, ogni giorno e per parecchio tempo, senza che vi sia una pandemia in corso, ne conclude per induzione “non vi è una pandemia in corso”: invece, un giorno si sveglia col Coronavirus in “giro”. E ora che si fa? Nel caso in cui si ragionasse sempre per induzione, si dovrebbe attendere qualche tempo, il “tempo” del Corona, per comprendere se con tale virus ci dovremmo convivere. Oppure, ci convince di più quel metodo scientifico per cui le scienze debbono risolvere problemi?

Se riconoscete in Federica Pellegrini, un’atleta colta ed educata, nonché se la ascoltate, lei di per sé stessa ci mostra (alla Wittgenstein) che nell’induzione non crede. Nella sua esistenza agonistica ha vinto tutto il possibile sui duecento stile libero. Nel caso in cui ragionasse per induzione, dovrebbe affermare qualcosa come “A Tokyo vincerò”; del resto, chi avrebbe scommesso sul suo oro agli scorsi Mondiali? Già, Federica Pellegrini si è attestata per la sesta volta campionessa del mondo. E cosa dichiara, al termine della quarantena? “Debbo affermare che c’è solo da riprendere un poco di sensibilità. Sono contenta perché in queste sei settimane ho lavorato molto a corpo libero. Sono riuscita a mantenere una buona forza sulle spalle e questo mi aiuterà a riprendere prima la mia bracciata… Pensavo peggio”.

 

Federica Pellegrini

Due visioni: ottimismo e pessimismo

Oggi, il 4 maggio, l’“uomo della strada” non si sta mettendo alla prova con la giusta dose di pessimismo. Ottimismo e pessimismo: due visioni del mondo. Un maturo teorico dell’ottimismo? Leibiniz, come è noto. Un ottimismo su cui Voltaire si è, con sarcasmo, divertito nel suo Candide ou l’optimisme. Ottimismo/pessimismo, un intramontabile dibattito filosofico. E, in tale dibattito, mi pare autentica la posizione di Federica Pellegini: occorre partire da un assunto assai pessimistico, ovvero pensare il peggio, tuffarsi nell’esistenza, e comprendere se si riesca concretamente ad ambire a qualcosa di meglio. Troppi atleti italiani sono parecchio vanitosi e narcisi. Non Federica Pellegrini, umile, eppur divina. E trasgressiva, come lo deve essere la buona filosofia.

In quei fatidici giorni, ho compreso che la mia scelta professionale, ovvero filosofica, unita a umiltà e umanità, mi consentiva più di quel che avessi mai creduto. Il mio laptop funzionava sì e no: problemi di wireless che forse mai si risolveranno. E allora? Si faceva filosofia prima della creazione del computer, di internet eccetera, e si pensava di più. Nonostante debba scrivere e pubblicare, per venire valutata, rimango intensamente socratica, ovvero quel che amo del mio mestiere è il dialogo con studenti e colleghi-amici, specie anglosassoni. Ci si “allena” da soli e ci si confronta poi e spesso con i propri simili, di persona. Anche Federica Pellegrini si allena in una piscina tutta per sé (Una stanza tutta per sé - A Room of One’s Own della mia amata Virginia Woolf) per poi confrontarsi con altre nuotatrici.  

Costume, cuffia, occhialini: quanto le serve, insieme a parecchio “sangue freddo”, ovvero un’ottima cultura razionale nel calcolare che fare sui 200 metri stile libero. Il suo “recupero” negli ultimi 50 mt è sempre studiato. Ci avete mai pensato? By the way, il nuotare è un know-how, un tipo di conoscenza, questa del saper fare, che ha da qualche tempo ottenuto un plauso filosofico di analisi notevoli. Si chiama Federica colei che possiede maggior know-how al mondo sui 200 stile libero femminili.

Un nuovo bisogno di filosofia

Torniamo a quei giorni, che, nonostante il “liberi tutti” di oggi 4 maggio, ci hanno provati non poco, e, dato che il cosiddetto uomo della “strada” ragiona di rado con la propria testa, abbiamo un gran bisogno di giovani filosofi, filosofi sul serio, non di prigionieri della storia della filosofia.  

Oggi, ripeto, è il 4 maggio, e ritengo che abbia senso il tuffo di Federica Pellegrini, un dono “carico” di valore filosofico e antropologico. In cosa poi s’incapperà non è dato a sapersi. La conoscenza del futuro rimane tra le più problematiche.

Ok, cara Fede, per ora concludo. Immagino che tu sia concorde con me sul fatto di doversi allenare, con modestia e tenacia: non detesti pure tu gli e le ingrati/e, che coltivano ignoranza arrivista e attivista? Così, di base, la segregazione dei giorni passati ha pure comportato una sorta di “selezione naturale”, tra chi ci vuol bene per quanto siamo, al là nel nostro essere famose, tu, of course, molto più della sottoscritta. Invidiosa di te? Giammai. Ammirata di te, sì, pure filosoficamente. 

Domani  

Domani è il 5 maggio. E non possiamo dimenticare l’ode scritta da Manzoni in occasione della morte di Napoleone Bonaparte, esule a Sant’Elena. Già, Napoleone, ovvero la Corsica che giunge a dominare Parigi, con l’aspirazione, poi fallita, di dominare il mondo. E tu, cara Fede? Il mondo del 200 metri stile libero femminili lo domini da parecchio, e mi è parso che tu abbia sempre assunto importanti decisioni da sola. Alleniamoci, dai, e poi si vedrà, senza dimenticare che tu rimani una buona filosofa, mentre io una nuotarice in vasca da piccina, e, rispetto a te, alle prime armi. Ho molto da imparare da te. Su ogni tipologia di conoscenza, pure la maggiore, per noi esseri umani, ovvero la conoscenza proposizionale, il conoscere che una proposizione è vera. E le tue azioni, Fede, mi donano interrogativi anche sotto questo profilo. Grazie di cuore: accresci ogni giorno il tuo essere umano, ovvero aspiri sempre alla conoscenza, a una maggiore conoscenza. Ce lo ha consigliato vivamente Aristotele, ma oggi l’ignoranza signoreggia: ogni tua bracciata le rema contro. 

di Nicla Vassallo