Genova capitale europea della ricerca sul cervello grazie a Mnesys: triplicati i centri coinvolti

Passano da 25 a 90 gli enti riuniti nella rete Mnesys, guidata dall’Università di Genova e dall’Ospedale San Martino: è la più estesa in Europa. Tra i protagonisti delle nuove frontiere della ricerca sul cervello anche l’Istituto G. Gaslini. Allo studio dell’IRCCS genovese nuove strategie per prevenire lo sviluppo di danni cerebrali nei neonati prematuri, grazie all’inserimento nell’alimentazione di soia, olio di oliva e grasso di pesce.

Mnesys, il partenariato esteso italiano nato per dare scacco alle malattie del cervello, grazie al fondo record di 115 milioni di euro da PNRR, cresce e triplica le sue dimensioni. Sotto la guida dell’Università di Genova, in sinergia con l’Ospedale San Martino, passano da 25 a 90 i centri coinvolti in un’unica rete a firma ligure, che riunisce il gotha della ricerca, diventando così la più grande in Europa.

«Si aggiungono nuovi obiettivi e nuove maglie alla rete del progetto Mnesys, il più ampio partenariato di ricerca sul cervello mai realizzato in Italia. Unico al mondo, si estende e diventa il più grande e all’avanguardia in Europa – dichiara Federico Delfino, rettore dell’Università di Genova –. Oltre 60 centri in più coinvolti negli ultimi sei mesi, per un totale di 90, tra i migliori atenei pubblici e privati, istituti di ricerca, IRCCS e imprese. Grandi eccellenze delle neuroscienze di cui il Paese dispone e pilastro della ricerca internazionale. Sono, infatti, circa 600 gli studi già pubblicati e 300 quelli attivi a oggi, di cui oltre 90 avviati dal giugno scorso – aggiunge –. Grandi numeri e grandi risultati che porteranno avanti i progressi del partenariato esteso, che il PNRR ha voluto costituire per dare una struttura che supporti i traguardi raggiunti, dalla ricerca all’impresa».

«Il PNRR ci impone scadenze stringenti e massima trasparenza nel dimostrare quanto realizzato con il finanziamento record di 115 milioni di euro ottenuto da Mnesys. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a un approccio d’indagine dal singolo individuo all’intera popolazione, utilizzando tecniche innovative che permettano di studiare il sistema nervoso e di sviluppare nuove strategie farmacologiche e tecnologiche, creando modelli digitali che siano la fedele riproduzione virtuale dell’individuo stesso. Questo progetto, senza precedenti e in continua crescita, vede quasi triplicare gli enti coinvolti in questa rete sempre più estesa di eccellenze scientifiche del nostro Paese – dichiara Enrico Castanini, presidente Mnesys –. Sono particolarmente orgoglioso di poter non solo dimostrare il pieno rispetto degli obblighi previsti, ma anche di entrare nel merito dei risultati straordinari raggiunti dai nostri oltre 800 scienziati coinvolti in un campo tanto affascinante quanto complesso come quello delle neuroscienze. Oggi si stabilisce una tappa fondamentale per analizzare, progetto per progetto, i traguardi raggiunti e per avviare le attività di trasferimento tecnologico che ne seguiranno. Tale bagaglio di conoscenze scientifiche ci permetterà di passare dalle scoperte teoriche a concreti benefici per la società, in totale allineamento con l’obiettivo ultimo del PNRR: generare ricadute tangibili e durature per i cittadini, migliorando di conseguenza la qualità della vita di tutti noi grazie all'uso delle nuove tecnologie».

«Mnesys è una vera brain venture di gruppi di lavoro distribuiti in tutta Italia e avviata a fine 2022. Un progetto imponente e complesso in crescita esponenziale, che ha visto aggiungersi ai 25 enti fondatori, altri 65 centri negli ultimi sei mesi, come ad esempio l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il CNR di Roma, la Sapienza Università di Roma e il San Raffaele di Milano. Un’implementazione che ha portato ad assumere, in poco più di un anno, altri 200 giovani ricercatori, per un totale di circa 800 scienziati italiani, a caccia di nuovi test e terapie per la diagnosi precoce e la cura delle malattie del sistema nervoso, con trattamenti modellati sui pazienti – commenta Antonio Uccelli, responsabile scientifico del progetto, docente UniGe di neurologia e direttore scientifico dell’Ospedale Policlinico San Martino –. Ciò significa che, a oggi, tutte le migliori istituzioni italiane che fanno ricerca sul cervello sono coinvolte in questo progetto tramite appositi “bandi a cascata”, stanziamenti erogati dai titolari del progetto PNRR che hanno già ricevuto i fondi originari. I nuovi gruppi arruolati consentiranno con le loro competenze di sviluppare, approfondire e scoprire sempre di più i segreti, ancora nascosti, del cervello».

Il progetto Mnesys si affida a un approccio “multi-scala” che parte dallo studio delle singole molecole fino all’analisi delle interazioni sociali, passando dalla genetica, ai modelli animali, per arrivare a studi di popolazione. I programmi di ricerca avviati da Mnesys spaziano in tutti gli ambiti delle neuroscienze, dall’indagine degli aspetti fisiologici, come lo sviluppo del cervello nei neonati, alla ricerca di nuove strategie contro le malattie neurodegenerative, attraverso l’integrazione tra medicina e tecnologie informatiche applicate al cervello. Su questo fronte Mnesys ha obiettivi quanto mai ambiziosi, cercando soluzioni per patologie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, ictus, depressione, autismo, che insieme affliggono il 30% della popolazione italiana.

Fino a oggi, Mnesys ha sviluppato approcci innovativi come la creazione di avatar digitali del cervello umano per studiare le malattie neurologiche e la risposta ai farmaci, individuato nuovi biomarcatori come, ad esempio, due proteine in grado di anticipare lo sviluppo della sclerosi multipla, fino a identificare nuovi bersagli terapeutici come, tra gli altri, la proteina anti-colesterolo PCSK9 la cui inibizione nel cervello ha un ruolo chiave nel trattamento della malattia di Alzheimer.

Soia, olio d'oliva e grasso di pesce alleati del cervello nei neonati prematuri: una ricerca del Gaslini apre la strada ad approcci nutrizionali per prevenire lesioni al cervello

Tra le nuove frontiere di ricerca del progetto Mnesys lo studio di nuove strategie per prevenire lo sviluppo di danni cerebrali nei neonati prematuri. A occuparsene, uno studio dell’IRCCS Istituto Giannina Gaslini di Genova, con l’obiettivo di valutare l’efficacia di nuovi approcci nutrizionali precoci nei bambini prematuri, cioè nati prima della 32esima settimana di gestazione.

«I neonati molto pretermine, e con peso alla nascita estremamente basso, sono a rischio di sviluppare problemi del neurosviluppo – afferma Luca Ramenghi, docente UniGe di pediatria e direttore U.O. Patologia neonatale dell’Istituto G. Gaslini –. Il nostro lavoro si prefigge di svelare gli effetti di diete con differenti livelli di lipidi, ricchi di antiossidanti, in fase neonatale, sulla maturazione cerebrale di questi neonati, messa a rischio dallo stress ossidativo, uno dei grandi problemi della prematurità. Ciò avverrà inserendo soia, olio d'oliva non evo o grasso di pesce nell’alimentazione dei bambini pretermine e valutandone l’efficacia con test psicoattitudinali – aggiunge –. I lipidi sono fondamentali per la sostanza bianca, cioè la mielina, il rivestimento protettivo che si sviluppa attorno alle fibre nervose, vitale per il corretto funzionamento del sistema nervoso. Quando i bambini sono ancora nel grembo materno ricevono il corretto apporto lipidico direttamente dalla mamma attraverso il cordone ombelicale, ma quando sono prematuri necessitano che questi vengano forniti dall’esterno, per somministrazione endovenosa tramite quella che prende il nome di "nutrizione parenterale totale", che agisce come una "placenta artificiale" – spiega Ramenghi –. Non sappiamo ancora quale tra queste formule lipidiche sia la più efficace, il nostro obiettivo è quindi quello di capire attraverso studi con risonanza magnetica quale sia la scelta più adeguata per garantire lo sviluppo neurologico migliore».